mercoledì 6 aprile 2016
di Aniello Fioccola - in Eventi e dibattiti
Lunedì 18 aprile, presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, si è tenuto un incontro di studio sul tema “Religione e Storia delle religioni, oggi”, in occasione della premiazione del concorso “Anna De Sio” (2015) per una tesi di laurea magistrale di argomento storico-religioso.
Dopo i saluti del prof. Sergio Bastianel S.J., decano della Facoltà Teologica, è intervenuto Riccardo Naldi, professore di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Napoli “L’Orientale”, il quale ha sottolineato come l’interazione e la cooperazione di istituzioni diverse (Università “La Sapienza” di Roma, Università “L’Orientale” di Napoli, Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Associazione “Anna De Sio”) possa portare alla realizzazione di un incontro su tematiche importanti, probabilmente impensabile fino a pochi anni fa. Successivamente Valerio Panza, professore di Storia delle Religioni nella stessa Facoltà teologica, ha presentato l’associazione “Anna De Sio”, delineandone la storia e gli obiettivi.
Dopo questo momento introduttivo Alessandro Saggioro, professore di Storia delle Religioni all’Università “La Sapienza” di Roma, ha tenuto un intervento su “La storia delle religioni nello spazio pubblico italiano”.
Saggioro ha inizialmente posto lo sguardo sul mondo universitario partendo dal 1873 quando, con l’abolizione delle facoltà teologiche nel regno d’Italia, scompaiono gli spazi di studio presenti nelle facoltà teologiche e lo studio della religione si trova a essere marginalizzato. Di qui la provincializzazione della cultura italiana per quanto riguarda il “fatto religioso”. [Sull’abolizione delle Facoltà teologiche si cf. F. Lazzari, Le Facoltà teologiche universitarie tra il Sillabo e l’abolizione, nel volume di AA.VV., Un secolo da Porta Pia, premessa di P. Piovani, Napoli, Guida, 1970, estr. di pp. 41.].
In quegli anni a livello europeo si assiste invece a un grande sviluppo di riflessioni sulle “scienze delle religioni” che, attraverso un dibattito molto aperto, garantivano la possibilità di occuparsi del fatto religioso nello spazio pubblico, e di studiarlo in maniera scientifica.
La data in cui inizia la storia delle religioni in Italia, ha precisato Saggioro, è il 1923, quando viene istituita la prima cattedra di Storia delle religioni all’università di Roma, affidata a Raffaele Pettazzoni.
Pettazzoni, uomo di grande cultura, da subito avvertì la responsabilità di far fiorire in Italia studi che altrove erano già molto avanti e che in Italia solo allora trovavano una prima collocazione istituzionale forte e stabile.
Pettazzoni è stato uno studioso di levatura assolutamente internazionale per gli studi storico-religiosi. Tra le sue tante iniziative, ha fondato ed è stato presidente dell’“International Association of History of Religions” e del suo periodico “Numen”, ha creato una biblioteca di studi storico-religiosi (presso “La Sapienza”) di cui era anche bibliotecario, ha dato inizio alla rivista “Studi e materiali di storia delle religioni” e ha stabilito un’ampia rete di rapporti internazionali.
Successivamente la disciplina ha avuto un ulteriore sviluppo, prima nel dopoguerra, negli anni ‘60, quando le cattedre hanno cominciato ad aumentare di numero, e poi negli anni ’80 quando si sono moltiplicati gli insegnamenti in molte sedi delle principali università italiane. Il momento più significativo è l’anno 2000 quando è stato possibile istituire, in virtù della riforma Berlinguer, anche lauree magistrali in “Scienze delle religioni” che le varie università hanno declinato con titoli diversi a seconda delle proprie potenzialità. Al tempo stesso si formava un settore scientifico disciplinare in Storia delle religioni che comprendeva materie che negli ultimi venti anni erano state insegnate sotto varie titolature: per esempio, Religioni del mondo classico, Storia delle religioni, Religioni del vicino Oriente antico, Religioni dei popoli primitivi. Accanto alla Storia delle religioni Saggioro ha sottolineato come vadano ricordati 21 insegnamenti di carattere religionistico tra cui Storia del cristianesimo, Letteratura cristiana antica, Diritto ecclesiastico.
In seguito Saggioro si è soffermato sullo scenario pubblico relativo alla scuola: nell’Italia neounitaria si aprì un grande dibattito – che contrappose la dimensione religiosa a quella laicista – dal quale si uscì nel 1929 con i Patti lateranensi e con l’accordo sull’insegnamento della religione cattolica a scuola. Nel 1984 con la revisione del Concordato ci fu un’ampia discussione su tali temi e si ipotizzò a lungo la c.d. soluzione del “doppio binario” [obbligo per gli studenti di seguire un insegnamento in cultura religiosa affrancata da ogni caratterizzazione confessionale e libertà di frequentare un corso per approfondire questa o un’altra concezione religiosa positiva, in A. Saggioro, M. Giorda, La materia invisibile. Storia delle religioni a scuola. Una proposta, Bologna, Emi, 2011, p. 38].
Tuttavia, dopo una serie di discussioni pubbliche anche molto animate, sia da parte cattolica che laica, si arrivò a un nulla di fatto. Successivamente fu la Corte Costituzionale a intervenire e, segnalando la problematicità di tutta la questione, non riuscì ad andare oltre lo stabilire la possibilità degli allievi di allontanarsi da scuola.
Dopo questa prima parte relativa allo studio della religione nello spazio universitario e scolastico Saggioro ha rilevato l’importanza di tre scenari.
Il primo riguarda la dinamica delle intese: all’interno delle intese è prevista la possibilità dell’insegnamento di altre religioni, parallelamente all’insegnamento della religione cattolica. Dal punto di vista del nostro ordinamento attuale si potrebbe arrivare all’insegnamento della religione islamica o di un’altra religione che abbia un’intesa con lo Stato italiano.
Il secondo scenario riguarda una legge sulla libertà religiosa: l’Italia è un paese che garantisce la libertà individuale e di religione, ma questa non è normata in maniera complessiva. All’interno di una legge sulla libertà religiosa dovrà entrare anche una riflessione su ciò che si deve insegnare o meno e su ciò che può essere patrimonio culturale comune condiviso senza collidere col principio di libertà.
Un terzo scenario riguarda la legge 107, la cosiddetta “legge della buona scuola”, dove si parla di un’educazione che renda uguali i ragazzi di diversa cultura, origine, nazionalità, o fede. Saggioro ha ricordato come, a un recente incontro a Montecitorio dal titolo “Scuola e Religioni”, la ministra Giannini abbia sottolineato la presenza di un attivismo aperto alla comprensione della diversità nella scuola di oggi.
Nella parte finale del suo intervento Saggioro si è soffermato sulla ricerca scientifica, illustrando alcuni importanti progetti.
Innanzitutto un progetto FIRB – che fa capo all’università di Bari e in cui sono coinvolte le università di Roma, di Padova e di Enna – che mira a studiare gli spazi sacri e che pone attenzione alla trasversalità dell’importanza di alcuni luoghi simbolici sia per il passato della storia del cristianesimo sia per gli antecedenti pagano-romani e pre-romani, sia per gli sviluppi multiculturali e plurali di oggi.
Un secondo progetto (“Luoghi comuni e luoghi in comune”), realizzato dal Centro Astalli (la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) e dalla Caritas, studia l’evolversi delle realtà spirituali sul territorio romano.
Un terzo progetto è un PRIN (progetto di ricerca di rilevanza nazionale) sul pluralismo religioso e sulla necessità di studiarne l’evolversi nella cultura contemporanea. Esso è stato presentato al Ministero dell’università e della ricerca con la partecipazione di 12 università e 50 ricercatori di vari ambiti, e con un impianto e un obiettivo di interazione multidisciplinare.
Infine alcuni progetti europei sui diritti umani, sui diritti delle minoranze e sulla integrazione europea.
Saggioro ha affermato che, in relazione alla ricerca, un risvolto evidente degli ultimi tempi è che essa non può essere più fine a se stessa: la storia delle religioni evoca l’immagine di uno studioso che chiuso nella biblioteca riflette sulle fonti e sui materiali, mentre al contrario la sfida della contemporaneità è la necessità di interagire con una realtà in trasformazione e di rispondere agli interrogativi del presente.
Alla luce di questa considerazione egli ha elencato alcuni tra gli obiettivi concreti di questi progetti:
1) Raccogliere e analizzare dati sulla presenza e sulla visibilità delle religioni nel passato e nel presente del nostro paese.
2) Fare dell’Italia un luogo di sperimentazione di modelli di ricerca analitici e applicativi e rivendicare a essa una leadership assoluta nella capacità di relazionarsi al fatto religioso in virtù delle sue tradizioni di studio e cultura.
3) Aumentare l’alfabetizzazione religiosa integrando e cambiando le politiche educative.
Saggioro ha segnalato, inoltre, come nell’università “La Sapienza” sia stato creato uno snodo attraverso l’istituzione di un corso di laurea triennale in “Storia, antropologia, religioni”, di un corso magistrale in “Scienze storico-religiose”, e di un master in “Religioni e mediazione culturale” rivolto a formare persone interessate al fatto religioso e che vogliano approfondire il discorso sulle identità religiose ed applicarlo alla mediazione culturale.
E ancora tra gli obiettivi: lavorare con le istituzioni per rafforzare la coesione sociale che passa attraverso la conoscenza delle diversità; aiutare (da un punto di vista intellettuale e formativo) le agenzie pubbliche a costruire ponti tra culture; produrre dati analitici per integrare il valore e il concetto di cittadinanza; facilitare la comprensione delle differenze dei costumi; porre in evidenza la possibilità di condividere le “buone pratiche” in modo che dove qualcosa di buono viene fatto in una singola scuola o in un singolo paese questa pratica possa diventare un modello replicabile; mettere in atto le azioni necessarie per combattere pregiudizi e discriminazioni (e in tal senso la conoscenza deve combattere tutto ciò che è negazione della cittadinanza e della convivenza); rendere utile lo studio del passato in funzione del presente.
Tutte considerazioni, queste del prof. Saggioro, che non si possono non condividere pienamente, aprendo la Storia delle religioni agli spazi più vasti della società e dei problemi più attuali, quelli che viviamo tutti ogni giorno. Nel tempo delle migrazioni di massa, quando ormai le nostre società diventano sempre più composite e vi s’incrociano religioni, visioni della vita e stili di comportamento diversi, lo storico delle religioni non può più essere rappresentato “nell’immagine di uno studioso che chiuso nella biblioteca riflette sulle fonti e sui materiali”.
[Peraltro, molti studi di Alessandro Saggioro si muovono in questa direzione: da “La storia delle religioni nella scuola italiana. Un progetto di didattica storico-religiosa”, del 1996, a “La materia invisibile. Storia delle religioni a scuola. Una proposta”, in collaborazione con Mariachiara Giorda, 2011].
Saggioro ha concluso affermando che lo spazio che può e deve occupare la Storia delle religioni nel pubblico, oggi, è quello di una grande responsabilità nella costruzione armoniosa di una società che cambia costantemente.
Alla fine dell’intervento, dopo una discussione molto partecipata, le prof.sse Marisa Tortorelli e Giuliana Scalera – membri della commissione giudicatrice insieme al prof. Luca Arcari – hanno premiato le due laureate vincitrici del premio: Antonella Mazzei, laureata in “Lingue e culture comparate” all’Università di Napoli “L’Orientale” con una tesi su “Mizuko Kuyo: la ritualizzazione dell’aborto in Giappone”, e Marta Sanvido, laureata in “Lingue e civiltà dell’Asia e dell’Africa Mediterranea” all’Università di Venezia “Ca’ Foscari” con una tesi su “Il Non-Maestro Gasan Jōseki: dalle Cinque Posizioni (Goi) all’insegnamento nel “San’unkaigetsu”.