mercoledì 5 marzo 2014
di Aniello Fioccola - in Premio Anna De Sio
Mercoledì 5 marzo 2014, a palazzo Corigliano, una delle sedi dell’Università “L’Orientale” di Napoli, si è tenuta la premiazione della seconda edizione del Premio nazionale di Laurea “Anna De Sio” per tesi magistrali di argomento storico-religioso.
A introdurre l’evento è stata la prof.ssa Amneris Roselli, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e docente di Filologia Classica nell’Ateneo napoletano. La prof.ssa Roselli ha tracciato un breve profilo del prof. Francesco De Sio Lazzari, fondatore e presidente dell’Associazione e docente di Storia delle Religioni a “L’Orientale” fino al 2010. Ne ha ricordato l’intenso rapporto con gli studenti e le iniziative promosse nel corso degli anni, soprattutto a favore dei giovani.
Successivamente ha preso la parola Giuliana Scalera, già prof. di Storia delle Religioni a “L’Orientale”, che ha spiegato come l’associazione “Anna De Sio”, nata in ricordo della madre del prof. De Sio Lazzari, si sia posta, in questi primi anni di attività, l’obiettivo di promuovere la ricerca umanistica e di valorizzare il ricco patrimonio artistico e culturale dell’Italia meridionale.
La prof. Scalera ha poi illustrato lo svolgimento del concorso che ha visto un’ampia partecipazione, geograficamente varia, con 22 tesi pervenute, tutte di livello medio-alto, tra le quali sono state scelte come vincitrici ex-aequo quelle di Eleonora Zeper (laureata in “Scienze dell’antichità” all’Università di Trieste) e di Francesco Furlan (laureato in “Scienze delle Religioni”, corso inter-Ateneo dell’Università di Padova e di Ca’ Foscari di Venezia). La prima ha presentato una tesi dal titolo «L’interiorizzazione del sacrificio, nella filosofia greca, nel Giudaismo alessandrino e nel primo Cristianesimo», giudicata un lavoro di notevole interesse teorico, che ha associato al gusto letterario una sensibilità per i profili morali del problema. Il secondo ha lavorato a una tesi dal titolo «Il Mahdī negli aādīth sunniti (VIII-IX sec. d. C.). Traduzione e analisi delle tradizioni più antiche» considerata esaustiva nell’esame dei testi delle tradizioni musulmane e caratterizzata da conclusioni molto dense che aprono alla possibilità di eventuali sviluppi futuri.
Dopo la consegna degli attestati e del premio di 1.500 euro ciascuno, è intervenuta la prof. Marisa Tortorelli, già docente di Storia delle Religioni all’Università Federico II di Napoli, che ha presentato la figura di Aldo Magris. Allievo di Luigi Pareyson, il prof. Magris insegna all’Università di Trieste, e nel corso degli anni la sua attività di ricerca ha spaziato in vari ambiti, dimostrando una forte vivacità intellettuale: dagli studi su Kerényi alla problematizzazione di alcune categorie fondamentali come destino, provvidenza e predestinazione nel mondo antico. Su un terreno diverso ci sono poi le ricerche riguardanti la filosofia e la fenomenologia contemporanee con studi su Husserl e Heidegger, senza dimenticare l’interesse degli ultimi anni rivolto al fenomeno dello gnosticismo e condensato in alcune recenti pubblicazioni.
Il prof. Magris ha tenuto una lezione di grande interesse su un vaso ritrovato a Vulci, e oggi conservato a Monaco, sul quale vi è una rappresentazione della morte di Eracle. La tesi esposta è stata presentata come un’ipotesi di lavoro, ad oggi ancora in uno stato embrionale, frutto soprattutto di un interesse personale. Innanzitutto il prof. Magris ha ripercorso, in uno stile narrativo molto coinvolgente, tutto il mito di Eracle per poi esporre le possibili fonti letterarie della rappresentazione sul vaso. In seguito è arrivato al centro del problema, soffermandosi soprattutto sulla figura della pira e sull’Eracle giovane, che si allontana in alto su un carro guidato da Atena. Per Magris l’oggetto che si trova sulla pira e che sembra un’armatura è la rappresentazione metonimica di un corpo vuoto. Da questo corpo-contenitore si è liberata la figura che fugge sul carro: un Eracle dal corpo più giovane e perfetto che si prepara a salire nell’Olimpo. Dopo la morte, dal corpo non si libera un’anima ma un corpo-anima che ha una sorta di concretezza psicofisica: la morte, dunque, attacca solo il primo corpo-guscio, ma non il vero corpo, contenuto nel primo. Si tratterebbe, in questo caso, di una teoria della sopravvivenza dopo la morte che non ha alcun aggancio culturale nel mondo antico. Il pittore deve aver tratto l’ispirazione da qualche fonte tuttora sconosciuta.
L’interpretazione di Magris ha suscitato un grande interesse negli ascoltatori, aprendo così una vivace discussione in cui ciascuno ha portato le proprie peculiari competenze, segnalando possibili chiavi di lettura della rappresentazione. Tra gli interventi, quello di Riccardo Naldi, prof. di Storia dell’Arte moderna a ”L’Orientale”.
L’incontro si è concluso con un applauso al prof. Magris, in particolare da parte dei giovani presenti che hanno avuto la possibilità di ascoltare uno studioso di prestigio. La lezione del prof. Magris, inoltre, è stata esemplare nel mostrare come debba essere presentata una propria ipotesi di lavoro a un gruppo di studiosi di ambiti affini per poi ascoltarne e discuterne suggerimenti e critiche costruttive, fondamentali per lo sviluppo della ricerca.